© 2025 Trattiletterari.
All Rights Reserved.
E’ lì che accarezza il lenzuolo bianco e ruvido. Seduta sul bordo del letto in una corsia di ospedale, Angela è persa nei suoi pensieri avvolti da una candida chioma bianca. Umetta il filo tra le labbra e cerca di infilarlo nella cruna dell’ago. Prende il lenzuolo tra il pollice e l’indice e comincia a infilzare l’ago, lo tira verso l’alto facendo allungare il filo e di nuovo trapassa il tessuto verso il basso. Riprende la punta dell’ago dall’altro lato del lenzuolo e tende ancora il filo sentendone la robustezza. Così per tutto il giorno, su e giù con l’ago e con il filo, disegnando corolle di fiori e arabeschi di steli e di foglie. Angela ricama tutto il giorno, confusa nel bianco della sua camicia da notte e accecata da quello della
C’era una volta un grande giardino ricco di una folta e varia vegetazione, abeti, pini, una quercia e alberi da frutta: un prugno, un ciliegio, un melo, un pero, un noce, un castagno. Nascosta tra salici lussureggianti una villa a più piani, aveva l’aspetto di un luogo romantico e festoso. Le finestre erano abbellite da tendine con ricami delicati e nastri colorati, sui davanzali edera e piante fiorite. Circondava il giardino una siepe alta a difesa dell’intimità degli abitanti. Un
“L’ho vista, l’ho vista!” gridò all’improvviso Matilde che scrutava il buio della notte dalla finestra della camera da letto. Il tono concitato e ansioso ci svegliò e con un balzo dai letti fummo accanto a lei. “Dove, dove? Dov’è?” chiese Lisetta, la più piccola di noi. Matilde indicò il punto esatto con il suo dito, generando una certa agitazione in noi altre.
Con i nasi incollati ai vetri, eravamo tutte lì: Ilde, Matilde, Agnese, Elsa, Loretta e Lisetta, a guardare in direzione della luna
Cammino pensierosa per le vie del centro, è Dicembre, non ci sono ancora luminarie nella mia città, di tanto in tanto in qualche vetrina scorgo l’abete ecologico addobbato. Mi fermo a guardare “ finalmente “ penso, osservo le lucine intermittenti e gli oggetti un po’inusuali che Giulia la vetrinista ha appeso ai rami folti: folletti, lanterne, fiocchi di pannolenci, abitini per le bambole. E’ bello nel suo genere e siccome completa, accanto al caminetto spento la scenografia della vetrina
Mi chiamo Marco e ho venticinque anni.
Una volta avevo un fratello.
Per un certo periodo è stato come se non l’avessi più.
Un giorno qualcuno me l’ha restituito.
Questo qualcuno si chiama Alina.
Alina è una dolce ragazza che viene dalla Romania.
Ha un viso delicato, capelli corvini e due occhi neri come la pece, ma di quel nero che non ha nulla di cattivo in sé, anzi ti culla e ti fa sentire protetto.
Mio fratello Sergio, di un anno più piccolo
Pagina 1 di 19
© 2025 Trattiletterari. All Rights Reserved.
Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.