In campo artistico un argomento meno noto e che invece, non da oggi, è capace di stimolare attenzioni, curiosità e interessi estetici è il così detto lato “b”. Dietro quel lato quasi mai visibile si trovano sorprendenti scoperte come altri dipinti, bozzetti, prove di pittura, poesie, annotazioni manoscritte, numeri di antichi inventari, cartellini di esposizioni, ceralacche e molto altro ancora. Molto spesso i visitatori delle Gallerie sentono il fascino delle grandi opere esibite nelle sale del museo, ma sovente sono attratti dall’idea che ognuna di esse nasconda un mistero e il più delle volte è anche vero. Di sicuro però è vero che nessuno dei visitatori può vedere cosa celi il retro di una tela o una tavola, giacché la faccia che a lui si mostra è quella nobile. La parte posteriore resta un mistero. Il retro può fornire alcuni dati interessanti sulla storia dell’opera grazie alle etichette apposte dai musei nei quali è transitata ma anche darci informazioni precise sullo stato di conservazione del dipinto.
Ci rivela inoltre anche alcuni piccoli trucchi dell’artista: Lucio Fontana, ad esempio, rinforzava con delle barre passanti i suoi celebri tagli per far sì che lo strappo non si aprisse troppo verso l’interno. Oltre a queste informazioni di tipo tecnico, il retro dei quadri può raccontare anche storie inattese. Può farci scoprire, ad esempio, che tanti pittori del Novecento, non potendosi permettere l’acquisto di nuove tele, spesso dipingevano anche sul retro di quelle già usate. È il caso di un bel disegno di Pablo Picasso. Un’opera di grandi dimensioni sconosciuta e quindi non inventariata, alla quale è stato assegnato il titolo di “Personaje con pipa”. E’ stata scoperta appunto nel museo che dell’artista porta il nome sul retro del cartone del “Ritratto della madre dell’artista”, un pastello del 1896. Il rinvenimento è avvenuto nel corso del restauro del cartone, quando sono stati rimossi alcuni strati di carta posti negli anni a rinforzo del supporto. Ma nella storia dell’arte non mancano anche tanti esempi di dipinti volutamente bifacciali.
Il caso più noto, il doppio “Ritratto di profilo” di Federico da Montefeltro e Battista Sforza realizzato nel 1474 da Piero della Francesca, mostra sul retro due immagini dei relativi trionfi con tanto di dediche commemorative in latino. O ancora la versione pop dei trompe l’oeil: ironia su ironia realizzata da Roy Lichtenstein con il suo tipico linguaggio da fumettista. Più divertente è il caso di alcuni dipinti nei quali il retro raffigura la stessa scena del fronte ma vista, appunto, da dietro. Già a metà del Cinquecento si era accesa una disputa sul fatto se fosse meglio la “piatta” pittura o la scultura fruibile da più punti di vista. E basti osservare il visitatore di musei e gallerie per vedere con quanto interesse raggiri l’opera scultorea per scrutarne tutti i particolari. Non sarà stato magari il primissimo, ma certo è stato efficacissimo a mettere sulla tela il davanti-dietro .Parliamo del Nano Morgante di Bronzino (1553), un doppio ritratto di Cosimo I Medici a figura intera realizzato anche con lo scopo di dimostrare che la pittura, al pari della scultura, è capace di offrire più viste dello stesso soggetto (sebbene i due lati non corrispondano esattamente).
Un altro esempio è quello del pittore Martin van Meytens che ha dipinto due quadri, nel 1731: Suora in preghiera, 1731: recto e verso. Un colpo incredibile, dotato di una forza che noi oggi neppure immaginiamo. Vedere la nudità di una suora per i nostri occhi è certo una irregolarità rispetto a una norma, ma non è la frantumazione di un tabù visivo profondamente incardinato alla morale. Per i nostri antenati questo doppio quadro era sensorialmente esplosivo. La separazione del convento, l’idea di perversione collegata a gruppi femminili conchiusi, la presenza di migliaia di ragazze ancora giovani, bellissime e vivaci non lasciava pace ai maschi. Al punto da trasformare i conventi femminili in luoghi mitici in cui tentare l’effrazione. L’immagine sembra ancor più viva perchè è possibile compiere ciò che gli scultori ritenevano impossibile a chi osservasse un quadro: girare attorno all’oggetto rappresentato. Altro particolare non trascurabile. Ma si arriva anche ai giorni d’oggi, dove un altro “Nano” (Silvano Campeggi, grande pittore e illustratore che ha creato nel secolo appena concluso le icone del cinema internazionale) rivolge all’osservatore la schiena dritta e la chioma bianca, per rivelare il tre quarti del volto solo sulla tela retrostante in un intrigante doppio “autoritratto”. Ed ecco svelato il concetto davanti - dietro dove attorno ad esso ruota tutta la conoscenza del mondo: la scoperta e l’esame delle cose che vanno esaminate anche nel lato nascosto, con creatività di uno sguardo che non si accontenta della visione frontale. E’ per questa magia che certi giochi di pittori risultano molto eccitanti poichè uniscono il disvelamento alla scoperta, alla sorpresa, al rivelarsi del lato ordinariamente proibito.
Serena Gervasio