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Uno spazio dedicato alle novità editoriali e alle proposte per la formazione di una biblioteca.
«Lo spettacolo della natura che forse più ci turba per la sua ambiguità, è quello della malinconia dell’orango, nel profondo misterioso della foresta»[1]. Questo trovo scritto in un vecchio libriccino di José Ortega y Gasset, fissato quasi in cima a una riflessione che impegna il filosofo sul fenomeno della traduzione. Normalmente gli animali sono felici, lui sostiene, mentre gli uomini, loro, sono sempre malinconici, perché tutte le attività umane sono irrealizzabili.
Queste sono alcune storie che parlano di dissenso. Anche in modo trasversale e non necessariamente diretto. Nelle trame delle vite protagoniste delle letture suggerite, si legge una presa di posizione, un distacco, una forma di dissenso rispetto al corso degli eventi. È così nella vicenda della povera Elisa Claps, che riprende la parola grazie al lavoro editoriale della giornalista Maria Grazia Zaccagnino. È così nel saggio di Javier Ruiz Portella che affronta il tema delle finte libertà che
Una domanda squisitamente ontologica. Che fluisce da un ragionamento che ha a che fare con alcune altre categorie: l'individuo, la comunità, la storia, la percezione dell'altro da sé.
Martin Buber, uno dei maggiori studiosi di Hasidismo, inteso come mezzo di rinascita del Giudaismo, attraverso un processo di origine dell'essere umano a Dio e al mondo, per via di un nuovo umanisimo, nel suo “Il cammino dell'uomo” ( Einaudi) con prefazione di Enzo Bianchi, propone un interrogativo di senso
Così recita il motivo di un brano del rapper Fabri Fibra con Colapesce e Dimartino.
Esiste davvero qualcuno che “ci fa vedere come si fa”?
Da appassionati di circolarità, continuiamo il discorso intrapreso nella edizione precedente, provando a strutturare, contestualmente una risposta e un nuovo quesito. Quello successivo.
Qual è l'estensione più istintiva (si perdoni l'allitterazione) dell'azione di “messa in luce”?
Quella della propagazione.
Proviamo a ragionare per sottrazione.
In quale momento siamo maggiormente in grado di apprezzare la Luce?
Diremmo, per istinto, al buio!
Ma magari nel buio, persiste una condizione di “luminosità” del tutto anticonvenzionale che resta preferibile e verso la quale orientiamo la nostra personalissima scelta. Tale ragionamento, traducendo le metafore, può essere applicato alla proiezione sul senso della esistenza.
Ritrovarsi, sempre e comunque. Essere non un tutt’uno, ma un tutto armonico, che si completa. Come le membra di un corpo, capaci di muoversi e crescere insieme, pur assolvendo ciascuna ad un compito.
È l’immagine che mi evoca l’armonia dell’amicizia, quella che resiste al tempo e che fa rimanere sempre un po’ bambini, di cui parla Giuseppe Lupo in “Tabacco Clan”, il suo ultimo libro, edito per Marsilio.
Il “Clan” è il risultato del sodalizio di sedici amici, con ruoli definiti e soprannomi
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